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MAI UNA GIOIA: COSA SI NASCONDE DIETRO LA RESISTENZA ALLA FELICITA?

Ci sono persone che davanti a una buona notizia non riescono a sorridere davvero, neanche per un momento.

Appena sentono o leggono qualcosa di bello, di positivo, il loro primo impulso non è quello di gioire, ma di trovare subito un difetto, un pericolo nascosto, una delusione possibile. È come se dentro di loro qualcosa si ribellasse alla possibilità che il bene e il bello esista davvero.

Non è cattiveria, non è solo negatività gratuita, è spesso il riflesso di ferite antiche, di sogni che una volta avevano acceso il cuore e che poi si sono spenti lasciando solo cenere. Chi ha visto le proprie speranze naufragare, chi ha creduto troppo e si è ritrovato a mani vuote, impara a non fidarsi più nemmeno della bellezza, impara a proteggersi dubitando di tutto, persino della gioia.

In alcuni casi si tratta di paura, una paura profonda e silenziosa, spesso inconscia, la paura che lasciarsi andare alla felicità possa solo portare a una sofferenza ancora più grande quando tutto finirà. Meglio non credere, meglio smontare subito l’entusiasmo, meglio prepararsi al peggio piuttosto che lasciarsi sorprendere.

A volte è anche il peso dell’invidia, quella sensazione amara che nasce quando si vede negli altri una possibilità di felicità che si crede ormai irraggiungibile per sé stessi, come se il bene altrui diventasse uno specchio impietoso delle proprie mancanze.

Altre volte ancora è questione di abitudine, di un modo di pensare imparato crescendo, respirando pessimismo come fosse aria naturale, come se essere disillusi fosse l’unico modo maturo di stare al mondo.

C’è poi chi, avendo perso fiducia in sé stesso, nel sistema e nella vita, non riesce a credere che qualcosa di bello possa accadere in generale, come se la propria incapacità di sperare diventasse una verità universale.

E così, davanti alla possibilità di una rinascita, davanti a una notizia buona, invece di aprirsi si chiudono, invece di accogliere si difendono, invece di dire “che figata!” sussurrano “vedrai che non durerà”, “tanto non sarà così”.

Eppure, proprio in questi momenti, bisognerebbe avere il coraggio di credere ancora. Perché il bene esiste, il bello anche, anche se non fanno rumore, anche se a volte sembrano piccoli rispetto al dolore del mondo, anche se per riconoscerli bisogna mantenere il cuore aperto, esistono ma purtroppo la gente è talmente orientata alla resistenza alla felicità che vede solo il brutto dell’esistenza, mai una gioia insomma.

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