Love Life

Il tempo sospeso.

Non sono mai stato così contento di aver portato qualcosa a casa, tanto che spesso resto incantato nella penombra delle luci soffuse che caratterizzano il mio salone, fermo a guardarlo in un tempo sospeso immaginando quale entità si nasconda dietro quella maschera.

Su Componidori, appare come incarnazione di una condizione liminale che la filosofia ha spesso attribuito alle anime disincarnate. La sua maschera androgina, il velo che annulla i tratti individuali, il divieto di toccare terra, lo collocano in uno spazio sospeso tra umano e divino, tra corpo e spirito. In questo senso egli non è più un individuo ma un principio, un segno che trascende la persona e diventa simbolo di destino collettivo.

Le anime, secondo molte tradizioni, vivono una fase simile, liberate dal corpo, non portano più con sé il peso del genere e della materia, ma si muovono in una dimensione intermedia, né pienamente terrena né completamente divina.

La filosofia dei riti di passaggio ha descritto questa soglia come momento di trasformazione, in cui l’essere non appartiene a nessuna categoria definita e proprio per questo assume un potere universale.

Su Componidori, come le anime, è mediatore, guida la comunità attraverso la prova, benedice con i fiori, trasmette un senso di continuità e di speranza, la sua corsa non è solo spettacolo ma rito che mette in scena la precarietà della sorte e la possibilità di un favore divino. Così come le anime attraversano il confine tra la vita e l’oltre, egli attraversa il confine tra individuo e simbolo, tra carne e mito.

La somiglianza è profonda, entrambi vivono in una sospensione che non è mancanza ma pienezza, perché proprio nell’essere “né questo né quello” si manifesta la capacità di rappresentare l’universale, di incarnare il mistero della transizione e di ricordare che l’essenza ultima dell’esistenza non si lascia racchiudere in categorie fisse ma si rivela nel movimento, nel passaggio, nella soglia che porta oltre il velo.

E quel tempo sospeso in cui mi ritrovo ogni volta per me è la conferma che dietro quella maschera, c’è stata davvero, in principio, l’esistenza ultra terrena in mezzo alla carne.

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