Quando l’eleganza è solo una messa in scena
21 agosto, ore 13:34. Via Cao di S.Marco.
È l’ora di pranzo, e nonostante il traffico sia scarso, mi ritrovo a transitare lentamente lungo la strada che costeggia il mercato provvisorio.
Forse sono diventato un rompiscatole cronico , forse è l’età, o forse è quel momento della vita in cui si comincia a osservare davvero, prima di giudicare. Mi accorgo di notare cose che prima mi sfuggivano, dettagli che ora mi infastidiscono più di quanto vorrei ammettere.
Alla mia destra, oltre la pista ciclabile, poco distante dagli ingressi del mercato e lì dove è in essere la fermata del bus, una donna intorno ai 60 anni attira la mia curiosità. Ha in mano una busta di plastica e si avvicina al cestino di ghisa, uno di quelli pensati per piccoli rifiuti, non certo per la raccolta differenziata.
È vestita con apparente classe, un abito verde scuro che le fascia il corpo abbronzato, collane eleganti sulle spalle coperte che brillano sotto il sole torrido di agosto. Ma c’è qualcosa che stona, qualcosa che mi colpisce come uno schiaffo.
La vedo mentre cerca, con una certa ostinazione, di infilare la busta intera nel cestino. È evidente che non ci sta, non entra, ma lei insiste e spinge, si accanisce. La scena è grottesca, e anche tragica. Una donna che dovrebbe incarnare grazia e misura, ridotta a una goffaggine che stride con l’immagine che vuole dare di sé.
Cammino piano, quasi al rallentatore, colpito da una tristezza nauseante. Non riesco a dire nulla. Cosa si può dire, in fondo ad una donna che sembra elegante ma si comporta con tale incuranza?
Nulla. Il silenzio è l’unica risposta.
Tra uno sguardo agli specchietti e uno all’auto davanti a me, continuo a osservarla. La vedo mentre, con pazienza inquietante, tira fuori dalla busta ogni singolo oggetto e lo infila nel cestino, pezzo dopo pezzo.
Che amarezza.
Viviamo in un mondo dove l’apparenza ha preso il sopravvento, dove l’eleganza è spesso solo una maschera, una messa in scena. La gente è ossessionata dal sembrare bella, raffinata, perbene. Ma sotto quella patina, troppo spesso, si nasconde un vuoto, una cafonaggine che prima o poi emerge. E non importa se sei uomo o donna, l’essenza, quella vera, non si può nascondere per sempre.
Me ne sono andato sconsolato, perché a volte sembra davvero di combattere contro i mulini a vento. E magari quella stessa donna, domani, sarà la prima a lamentarsi che Cagliari è sporca, che la città non è all’altezza del suo gusto.
E intanto, il cestino di ghisa resta lì, testimone silenzioso di una scena che non avrei voluto vedere.
Abbiamo davvero enormi problemi culturali.