Io sono nessuno, ma proverò a cambiare il mondo e per farlo ho bisogno di voi.
“Io sono nessuno” …di solito le mie relazioni nelle scuole terminano così… aggiungo poi “ma proverò a cambiare il mondo e per farlo ho bisogno di voi “.
Sono fermamente convinto che il problema sia di tipo culturale, per troppo tempo gli adulti si sono dimenticati dei ragazzi e il risultato è inevitabilmente questo, lo sbando generalizzato che porta ai giovani ad esternare nel peggiore dei modi la richiesta di attenzione nei loro confronti, esagerare a 360° e l’unico modo che trovano per avere l’attenzione del mondo.
Purtroppo è un lavoro che deve essere fatto dal principio, bisogna purtroppo entrare nelle scuole con tutti i buoni propositi e le relative professionalità o esperienze per educare costantemente e per tantissimo tempo, inteso come anni, in modo tale che piano piano si ripulisca questa cultura violenta che sta ormai dilagando …
Come ben noto, io porto le mie esposizioni nelle scuole da quasi sei anni, dopo aver perso la bambina mi sono reso conto di non poter stare a guardare ma entrare negli istituti una tantum per quanto sia importante, porta l’entusiasmo del momento ma se poi nelle scuole stesse, nelle famiglie, nelle società sportive piuttosto che artistiche, il lavoro non prosegue allora non ne usciremo mai…
Il mio sogno, come ho spiegato a più riprese nei tanti incontri fatti fino ad ora è quello di creare un triangolo comunicativo che mette insieme le stesse idee e i buoni propositi, e questo triangolo deve essere formato dalle scuole, le società sportive piuttosto che scuole d’arte, le famiglie…
Perché non possiamo non notare che la maggior parte del tempo i ragazzi lo passano nelle scuole, e finita l’attività scolastica vanno nelle varie associazioni di appartenenza per fare le loro attività, questo accade quando sono fortunati e non abbandonati a se stessi, diversamente ciò che resta sono le piazze o la strada dove appunto sfocia poi tutto il disagio.
Ecco bisogna fare in modo che in primis nelle scuole si proponga una determinata cultura, quella della non violenza, quella della comprensione e compassione, quella della accettazione della diversità in tutti i suoi aspetti, il rispetto per le persone, soprattutto le donne e le persone con disabilità o comunque le figure più deboli, questo lavoro deve essere poi proseguito anche fuori dalle scuole, tra gli allenatori piuttosto che tra i maestri di musica o arte, infine le famiglie, perché troppe volte vediamo i bambini con i cellulari in mano e i genitori intenti a fare altro, ignorando completamente i propri figli.
Come ho detto all’inizio, io non sono nessuno e tantomeno mi voglio elevare ad essere qualcuno e tantomeno ancora voglio insegnare agli altri come educare i propri figli, certe evidenze sul disagio sociale giovanile sono però inequivocabili e la tendenza purtroppo degli adulti è sempre quella di dare la colpa a qualcun altro o qualcos’altro senza mai assumersi le proprie responsabilità.
Io non sono nessuno ma mi impegno quotidianamente e continuerò a farlo per migliorare la situazione, per farlo da solo ci vorrà tantissimo tempo ma se qualcuno di voi che legge vuole darmi una mano, beh siete tutti benvenuti!