Fuori dallo sport, per sempre!
“Pugni e calci ad un giovane arbitro durante una partita di calcio per i play-off Under 17 a Riposto”
C’è un male che infetta i campi sportivi, soprattutto quelli giovanili, non è la sconfitta, non è l’errore arbitrale, non è l’imperfezione del gioco. È l’odio, la rabbia cieca.
È la violenza di certi genitori e pseudo tifosi, frustrati e incapaci di contenere il loro ego, che riversano sui campi ciò che non riescono a gestire nella loro vita.
Sono quelli che insultano un arbitro per un fuorigioco, che aggrediscono fisicamente un direttore di gara, un allenatore, un altro genitore, gli avversari indistintamente dall’età e dal sesso.
Esseri viventi nel pieno del loro fallimento esistenziale.
Quelli che urlano al figlio “spaccagli le gambe” come se lo sport fosse guerra, che credono di formare un campione insegnandogli solo rabbia, non rispetto.
Questi individui non sono solo un problema, sono un pericolo.
Perché uccidono la bellezza dello sport, lo svuotano di valori, trasformano un campo da gioco in un ring di odio e cosa ancora più grave: insegnano ai giovani che la violenza è una risposta legittima, che il rispetto è debolezza, che l’unico obiettivo è vincere, sempre e comunque, adulti falliti che cercano la personale rivalsa attraverso i figli, il decadimento completo.
Genitori così non dovrebbero avere alcun posto sugli spalti, né intorno ai campi, dovrebbero essere allontanati a vita da ogni ambiente sportivo, inibiti, esclusi, dimenticati.
Perché lo sport è scuola di vita, non campo di battaglia e chi semina violenza, chi umilia, picchia, minaccia, non merita neanche un secondo di quel gioco che finge di amare.
Basta giustificazioni!
Fuori dallo sport!
Per sempre!