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A favore delle donne. A favore del rispetto. Ma non per tutti.

La seduta del Consiglio Comunale di ieri si è conclusa alle 21.00, proprio quando si sarebbe dovuto votare una mozione importante e profondamente necessaria: quella proposta dalla Commissione “Pari Opportunità”, dedicata alla toponomastica femminile e frutto di sei settimane di intenso lavoro condiviso.

Un lavoro serio, fatto di confronto, ricerca e senso istituzionale. Un lavoro che meritava più rispetto.

E invece, proprio sul più bello, una parte dell’aula ha scelto di voltare le spalle. Diversi consiglieri del gruppo di minoranza, compresi membri della stessa commissione che avevano contribuito al percorso hanno abbandonato l’aula, rinunciando senza spiegazioni al voto finale.

Un gesto grave, che non solo sminuisce l’impegno di chi ha lavorato con dedizione, ma mortifica il significato della mozione stessa: valorizzare il ruolo delle donne nella nostra comunità, con delle intitolazioni che vogliono essere solo l’inizio di un percorso più ampio.

Staffette partigiane
Laura Conti
Fausta Cialente
Nilde Iotti

Per fortuna, c’è anche chi ha dimostrato serietà, coerenza e rispetto.

Un ringraziamento sentito va dunque alla Presidente della Commissione Pari Opportunità, Chiara Cocco, e alle colleghe di maggioranza che, insieme a me, hanno creduto fino in fondo in questo lavoro e sono rimaste in aula fino all’ultimo minuto, portandolo a compimento. Senza fughe. Senza calcoli. Solo con responsabilità e addirittura quasi al buio perché il maltempo di ieri ha causato anche questo.

Chi ha deciso di alzarsi e andarsene, magari perché non ha retto un confronto o non condivideva la scelta finale, o forse era arrabbiato per la non approvazione delle precedenti mozioni da loro presentate, ha perso un’occasione importante: quella di dimostrare che, almeno su certi temi, si può essere uniti, anzi, si dovrebbe essere uniti e basta!

Perché il rispetto non è un favore.

È un dovere.

E il ruolo istituzionale che ricopriamo impone la presenza, il confronto, e talvolta anche la capacità di accettare decisioni diverse dalle proprie.

Andarsene via nel momento cruciale come un bambino che si porta via il pallone perché il gioco non va come vuole, non è solo un gesto infantile, è un errore politico.

Ma soprattutto, un grande segnale di debolezza.

Mi auguro che in futuro, su questi temi, la responsabilità prevalga sulle reazioni impulsive, perché le donne meritano molto di più.

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