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Dichiarazione di conio del termine “Kidblocking”

Il termine Kidblocking è stato ideato e coniato da me, Corrado Sorrentino, autore e comunicatore civico, per descrivere una dinamica educativa e relazionale in cui il genitore si antepone al figlio, impedendogli di agire, di relazionarsi, e di crescere in modo autonomo.

Definizione:
Kidblocking indica l’atto di bloccare o ostacolare il figlio nei suoi rapporti con il mondo, sostituendosi a lui nei contesti scolastici, sportivi, artistici e sociali, e impedendogli di sviluppare una propria voce, una propria identità, una propria esperienza.
Il termine nasce dalla fusione delle parole inglesi kid (figlio) e blocking (ostacolare), e rappresenta una forma di controllo che si presenta come premura, ma si traduce in invasione. Non è semplice protezione, ma occupazione dello spazio espressivo del figlio.

Contesto d’uso:
Il neologismo è stato introdotto oggi, martedì 30 settembre 2025 alle ore 15.40, all’interno di una riflessione pubblica sull’autonomia educativa, sulla libertà relazionale e sul diritto dei figli a costruire la propria identità senza essere costantemente filtrati, corretti o sostituiti.
Può essere utilizzato come sostantivo (“questo è Kidblocking”) o come verbo (“stai kidblockando tuo figlio”), ed è applicabile in ambito scolastico, sportivo, familiare, educativo e comunicativo.

Paternità e tutela:
La paternità del termine è attribuita al sottoscritto Corrado Sorrentino, che ne ha definito il significato, il contesto e l’intento etico.
La presente dichiarazione ha valore di tracciabilità pubblica e può essere accompagnata da ulteriori strumenti di tutela, quali:
– registrazione del marchio verbale presso enti competenti (UIBM, EUIPO, WIPO)
– deposito del contenuto presso servizi di timestamping digitale (Patamu, SafeCreative)
– citazione del conio in articoli, post, interventi e contenuti editoriali

Finalità:
Coniare Kidblocking significa dare un nome a una forma di controllo invisibile ma pervasiva, che spesso nasce da una paura e si traduce in una sostituzione. Significa difendere il diritto del figlio a essere soggetto, e non progetto.
È un invito alla fiducia, alla consapevolezza, e alla responsabilità educativa che accompagna senza occupare, protegge senza invadere, e sostenere senza cancellare.

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